Per puro caso ho ascoltato nell’arco di pochissimi giorni i due ultimi lavori dal vivo della PFM, “http://www.pfmpfm.it” del 1998 e “Live in Japan” registrato circa 4 anni più tardi. Entrambi li ascoltavo per la prima volta.
E’ stato inevitabile notare l’enorme differenza tra i due (doppi) CD, a dispetto delle track-list contenenti moltissimo materiale in comune.
Il primo, registrato subito dopo la reunion del gruppo, sembra un disco in cui degli ottimi session-men interpretano le canzoni della PFM. Suoni pulitini, senza sbavature, ma freddi e senz’anima. Come se l’obiettivo della band fosse innanzitutto quello di suonare “bene”.
Il secondo invece, registrato dopo anni ricchi di concerti, ci restituisce la vera PFM, che vive la propria musica, non si limita a suonarla, le sonorità si fanno calde, le interpretazioni sono appassionate, si tocca con mano il loro reciproco divertirsi, i suoni si sporcano quel tanto che basta a restituirci il lato rock della band che nell’altro disco dal vivo sembrava solo un ricordo appassito.
Forse la morale è che se un gruppo suona abitudinariamente assieme riesce ad esprimersi molto meglio che affidandosi esclusivamente alla propria perizia tecnica.
E non è un caso che da questa aria di reciproco divertimento esca fuori l’inedito “Sea of memory” che è la cosa migliore scritta dalla PFM da tantissimi anni a questa parte.