Dopo lo splendido “Jardin clos” (1996) e il monumentale, ma altrettanto riuscito, “Integer valor” (1998) Mertens torna a fare un disco “per ensemble” (con la iper-attività che lo caratterizza ha infatti nel frattempo realizzato anche un disco “per solo piano”, la nuova trilogia “pesante”, alcuni CD live e altre cose minori).
Le aspettative erano ovviamente assai alte, e forse proprio per questo la delusione è stata assai cocente. Evaporate nell’aria le sue caratteristiche melodie romantiche strutturate secondo i dettami della ripetitività minimalista, ma con quell’inconfondibile e personalissimo “tocco” europeo, ci ritroviamo a sorbirci una serie di pagine abbastanza noiose. Non brutte, certo, ma brani che non hanno la consueta ispirazione melodica o la solita fantasia negli arrangiamenti, molti pezzi suonano già sentiti e non sono capaci di sorprenderci. Lunghe, e lente, meditazioni intorno a poche note (“Venturing into colony“), o le percussioni disorientate di “Further hunting” ci lasciano, incapaci di reagire, nell’impaziente attesa del brano seguente.
E alla fine solo un paio di tracce rinverdiscono gli “antichi fasti” di questo poliedrico artista fiammingo, la morbida”From out of which” dal bel fraseggio dei fiati e l’ottimo finale con “Bewildering din“.
Un passo falso. Un disco “carino”.
[…] “Cran aux oeufs“, che vi consiglio tutta caldamente. Di lui vi parlai soprattutto qua e qua, e anche questo disco dimostra una vena per nulla inaridita e conferma la capacità di dare alcune […]