KRAFTWERK “Autobahn”, 1974, Philips

E’ strana la storia di “Autobahn“, fondamentale brano per la storia dei Kraftwerk, quello che ne segnerà il passaggio da gruppo di stra-culto a gruppo di (relativo) successo.
Esce contenuto nell’album omonimo e ne occupa l’intera prima facciata per una durata di oltre 22 minuti.

L’LP vendicchia, ma non va molto oltre le consuete vendite del gruppo tedesco.
Poi succede l’assurdo.
Ne viene tratto un singolo (che definire insensato è poco) che, attraverso tagli e ritagli, lo riduce a 3 minuti e mezzo (!!!), e, incredibilmente, questo 45 giri spopola negli Stati Uniti (e poi, di rimbalzo, in Europa).

Quasi senza un perché, da quel momento e fino ad oggi, i Kraftwerk diventeranno una formazione capace di scalare le classifiche.

Misteriosa anche la storia del video ufficiale che qui vi propongo.
La potete leggere in dettaglio cliccando qua, ma la sostanza è che lo commissionarono (fuori tempo massimo) e alla fine della fiera decisero di non utilizzarlo.
Ma questi sono tempi di scavi archeologici che tutto recuperano, e quindi ve ne propongo la visione.

Il brano, comunque quasi dimezzato, si sposa con disegni animati che vi rimanderanno esattamente a quegli anni.
Spero apprezzerete.

ORBITAL “The box”, 1996, FFRR

The box” è un brano splendido e trascinante, che ho amato molto. Meritava un bel video e gli Orbital non si sono fatti pregare.
Tra molte reminiscenze koyaanisqatsiane (e quando mai…), Tilda Swinton si aggira per una moderna metropoli.

Stranamente su YouTube ho trovato questa versione del video, che si vede molto meglio di quella presente sul canale ufficiale del duo inglese, vai a sapere…

LO STRANIERO “Nera”, 2016, La Tempesta

Tuffiamoci nel presente (ogni tanto ci vuole).
I Lo Straniero ci hanno appena regalato il loro omonimo esordio, per la prestigiosa e sempre attenta La Tempesta, e questo è il video del loro singolo “Nera“.

Musicalmente siamo dalle parti del Consorzio Produttori Indipendenti (sempre sia lodato), particolarmente in zona Disciplinatha e Ustmamò, il video invece, in uno scintillante, e mai fuori moda, bianco e nero, ci regala una citazione bergmaniana, magari non originalissima, ma vivaddìo ! (averne).

Solito concetto: quando ci sono le idee non servono effetti speciali e vagoni di soldi.

EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN “Sabrina”, 2000, Mute

Degli Einstürzende Neubauten apprezzo moltissimo (anche) il loro rigore estetico, il modo in cui le loro copertine, le loro fotografie, i loro video, tutta l’iconografia che gira intorno al gruppo (a partire dal loro logo) si sia mantenuta in tutti questi anni fedele alla (loro) linea, senza mai sbracare.

Questo brano appartiene alla seconda fase del gruppo, quella musicalmente meno aggressiva e distruttiva, non a caso è tratta da un disco intitolato “Silence is sexy“.
Video molto ben realizzato a partire da una idea abbastanza semplice (come piace a me, ormai lo sapete) per una eccellente canzone.

PORTISHEAD “SOS”, 2016

I Portishead che coverizzano gli Abba.
E già questo basterebbe.

Poi il video, che non possiamo non definire minimale (e bellissimo, magari ispirato alla lontana dall’epocale “Wavelength” di Michael Snow).
Immobile, o forse no. Un infinito precipitare verso una epifania.

Una epifania giusta.

Abbiamo molto più in comune di quello che ci divide
Jo Cox (1974-2016)

 

BJORK “Hidden place”, 2001, One Little Indian

Torno a pubblicare un video di Björk, forse l’artista che, a mio gusto personale, ha con miglior frequenza spesso realizzato video belli ed originali.
Questo “Hidden place“, estratto da “Vespertine“, realizza molto bene una idea semplice semplice, originale e che ben si sposa con il brano (dalle tastiere ripetitive mooooolto intriganti).

Lei poi è sempre bellissima…

GRAFFITI (insignificanti sincronie)

Questo è un post anomalo. Non saprei neanche dirvi di cosa parli esattamente.

Iniziamo dicendo che a partire dai primi anni ’80 (e in parte fino ad oggi) ho periodicamente realizzato dei lavori musicali. All’epoca li registravo su delle audiocassette (no ragazzi, a quei tempi non esistevano i masterizzatori).
Nulla che vi debba interessare, salvo il fatto che ultimamente sto riascoltando questi vecchi lavori avendo deciso di digitalizzare queste vetuste (e non sempre perfettamente invecchiate) cassette.
In particolare mi occuperò di una cassettina realizzata in un arco temporale tra il 1985 e il 1986 e intitolata “R.A.I. (Radio Annunci Importanti)“.

RAI_cover

Allora come oggi ho sempre subito il fascino dei testi che, attraverso collage più o meno arditi, fornivano all’ascoltatore percorsi di significato imprevisti e imprevedibili e in quegli anni, percorrendo spessissimo il tratto di via Prenestina che va (grosso modo) da Largo Preneste a Porta Maggiore con il tram (prima per andare al liceo, poi per andare all’università, poi per andare a lavorare), rimasi colpito dalle scritte sui muri che ornavano questa antica via romana.
Decisi così di fare un pezzo che, su una base elettronica, utilizzasse queste frasi (e a volte frammenti di frasi, mai finite o parzialmente cancellate).  Lo intitolai “Isolation intellectuel” selezionando una di queste scritte tra le tante (trascritta esattamente come si presentava sul muro).

Tutto questo, di per sé, non dovrebbe suscitare il vostro interesse.

Qualche anno dopo mi innamorai della musica dei Gronge, gruppo spesso citato su queste pagine e che presto (spero) verrà meritatamente narrato in maniera un po’ più seria, e fu con una certa sorpresa che, nel 1988, ascoltando la ristampa in vinile del loro demo di esordio, “Classe differenziale“, risalente al 1985, disco che fino a quel momento non mi era mai passato tra le mani, notai come il brano “Graffiti” utilizzasse come testo (lo si intuisce anche dal titolo) una serie di scritte sui muri.

classedifferenziale

Voi penserete, giustamente: va bene, avete avuto una idea simile, ma chissà quanti altri avranno fatto qualcosa di analogo.
La cosa interessante però è che, sia io, sia i Gronge, sostanzialmente negli stessi mesi, abbiamo fatto due pezzi che utilizzavano le stesse identiche scritte presenti sulla via Prenestina.
Quindi non solo la struttura del testo era simile, ma lo spunto, l’idea iniziale, è nata per entrambi dalle stesse scritte osservate probabilmente dagli stessi tram (il 13, il 12, il 14, il 19…).

Naturalmente non c’è paragone tra la grande capacità di Tiziana Lo Conte di interpretare questi versi sui generis rispetto alla mia. Tra l’altro io pronunciavo, chissà perché, la scritta che dava il titolo al mio pezzo in maniera anglofona (aisolescion intellectuel), mentre lei, immagino più correttamente, la declinava al francese (isolaziòn intellectuel).

Tutto questo riemerge ora, dopo 30 anni, perché, sempre in maniera del tutto casuale, da un lato io ho digitalizzato manualmente i miei lavori e dall’altro, sempre in questo sorprendente 2015, è stato pubblicato un doppio cd antologico dei Gronge intitolato “Gli anni ’80” nel quale finalmente ricompare anche il loro pezzo e, in pratica, mi è capitato di (ri)ascoltarli a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro dopo un’eternità (no, non uso il giradischi per tante buone ragioni, e lo sapete).

Io non so esattamente cosa significhino queste sincronie (negli stessi mesi le stesse suggestioni e, dopo 30 anni, le stesse riemersioni), e forse non significano nulla (anche se in questa fase della mia vita sono abbastanza colpito da questo tipo di eventi, come se dietro ci possa sempre essere qualcosa di più di quello che sembra).

L’unica riflessione che mi viene da fare è che, forse, negli anni ’80 il ruolo delle scritte sui muri delle città era assai più importante di quanto sia oggi.
Forse le scritte duravano di più e si sedimentavano negli sguardi dei passanti,
forse erano più significative, cercavano di esprimere qualcosa (molto più della deriva narcisistica che caratterizza i giorni nostri, con questi stramaledetti tagger che riempiono le strade delle loro vuote firme),
forse erano anni in cui si guardava, letteralmente, di più quello che c’era intorno a noi invece di fissare un piccolo schermo tenuto tra le mani…
fatto sta che è successa ‘sta cosa qua e io ve la racconto.

Sperando di non avervi fatto perdere troppo tempo.

TIC TAC BIANCONIGLIO “Il volto di Lewis”, 2015, Goodfellas

Iniziamo l’anno guardando avanti.
Tra i materiali che mi sono passati nelle mani recentemente, mi ha colpito l’esordio sulla lunga distanza dei Tic Tac Bianconiglio (un giorno apriremo una parentesi sui nomi improbabili che si danno gruppi e solisti negli ultimi anni).
Dal loro primo album, “Il volto di Lewis“, è stato anche realizzato un video (proprio della canzone che da il titolo al disco) dalle atmosfere disturbate e angosciose che ben si sposano con la musica del gruppo (post punk ad alto tasso di distorsione sul quale si appoggia il recitarcantando coinvolgente di Cristina Tirella, metà del gruppo insieme ad Armando Greco).

Per cui godetevi questo bel video e magari andatevi a sentire il disco (aggiungo al volo il mio personale apprezzamento per “Petali di piombo“).

p.s. cliccate qui per andare sul loro sito

PIPPO POLLINA “Finnegan’s wake”, 1999, Storie di Note

Pippo Pollina è un cantautore dalla ricca discografia i cui lavori sono caratterizzati da una aurea mediocrità (ben scritti, ben cantati, ben arrangiati) che solo raramente (molto raramente) ha lasciato il passo a canzoni capaci di spiccare e stagliarsi nell’Olimpo della canzone d’autore italiana.

Uno di questi rari casi è questa eccellente “Finnegan’s wake“, brano di apertura del suo album “Rossocuore“. Pubblicata dalla ottima Storie di Note, questa canzone dal testo vertiginoso e dalla musica coinvolgente ha visto anche la produzione di un bel video che ora vi propongo.
Canzone e video vedono la partecipazione di Franco Battiato mentre Nada fa una breve comparsata ad inizio video.
Video indipendente, ma molto ben fatto, come piace a noi.
Ascoltatelo a tutto volume