– indispensabile premessa
Sono una di quelle persone che si è appassionata a Franco Battiato innanzi tutto per le sue qualità di musicista, e che, solo secondariamente, ha apprezzato i testi delle sue canzoni. Non dico che questi ultimi mi siano rimasti indifferenti (anzi…), ma pur riconoscendogli delle qualità non comuni nella scrittura di ciò che canta, e pur non nascondendo che alcuni degli stimoli disseminati nelle sue canzoni hanno trovato terreno fertile nel sottoscritto, se per me lui è uno degli artisti più importanti in circolazione lo si deve in primis all’aspetto musicale delle sue composizioni.
– ammissione di sottovalutazione
Nel comprare questo libro avrei dovuto capire a cosa andavo incontro. Avendo, in anni lontani, già letto un lavoro scritto da Paolo Jachia, sempre relativo a Battiato, avrei dovuto sapere cosa aspettarmi, invece, leggendo che si trattava di “27 canzoni commentate“, ho ingenuamente pensato che il commento si riferisse sia alle musiche che ai testi e che magari dalla lettura di questo libro sarebbero potuti emergere nuovi spunti o nuove informazioni. Colpa mia.
– di cosa parliamo quando parliamo di Battiato ?
Molto, forse troppo, spesso, coloro che analizzano l’opera, ma particolarmente i testi, di Battiato sembrano interessati soprattutto a parlarci di sé stessi e della propria visione del mondo, selezionando dall’imponente ed ecumenico “universo Battiato” le parti a loro più care e più confacenti ed ignorando (sostanzialmente) le altre, in una operazione che più che rendere merito all’artista sembra servire a dare dignità e prestigio alla loro (rispettabilissima, sia chiaro) dimensione culturale.
– il libro
Caratterizzato da una raffinata (e spesso efficace) impaginazione, questo libro, dopo una introduzione, che ne è anche una specie di manuale d’uso, analizza le 27 canzoni in questione: prima riportando il testo della canzone trattata e poi attraverso le note degli autori.
Premesso che in nessuna parte dell’opera si entra nel merito delle musiche di queste canzoni, e che quindi l’analisi tratta esclusivamente dei testi, notiamo subito la singolarità della selezione effettuata. Non tanto un percorso cronologico dagli esordi in avanti evidenziando i momenti più significativi o più ispirati, ma una scelta del tutto soggettiva che premia da un lato le canzoni (cosiddette) mistiche (“Fisiognomica“, “L’ombra della luce“, “Lode all’inviolato“…) e dall’altro dà grande risalto alle canzoni scritte con Manlio Sgalambro, con, tra le altre, ben 7 canzoni riprese da “L’ombrello e la macchina da cucire“.
Se la prima scelta non sorprende, la seconda è davvero singolare perché trattasi di un disco i cui testi sono stati scritti esclusivamente da Sgalambro (seppure tagliati e ricuciti da Battiato per le proprie esigenze musicali) e, più in generale, l’analisi del libro si sofferma su (relativamente) pochi brani con il testo scritto dal solo Battiato.
Se si voleva indagare la poetica di Battiato non era questa la scelta da fare (tra l’altro non si comprende la totale esclusione delle tante canzoni scritte per altri interpreti).
A partire quindi dal testo della canzone il libro ci inonda di riferimenti e interpretazioni relative ai suoi versi. I riferimenti (a libri, personaggi, altri autori, altre canzoni dello stesso Battiato…) sono a volte interessanti, a volte meno, a volte molto noti, a volte meno, ma il problema principale (a mio parere, sia chiaro) sono le interpretazioni.
Gli autori, esplicitamente, amano prima evidenziare, in poche righe, il significato (come scrivono loro stessi) essoterico della canzone, per poi riversare pagine e pagine su un (a mio parere molto presunto) significato esoterico della stessa. In questo modo partono con quelle che a me paiono elucubrazioni sostanzialmente gratuite e di dubbia dimostrabilità dalle quali si evincono le conoscenze degli autori (sicuramente ampie e qualitativamente importanti) e poco altro.
Un esempio tra i tanti può essere questo:
<<<E qui inizia ad apparire un’altra lettura possibile di “Vite parallele”, di questa canzone che racconta di esperienze esistenziali coesistenti e non coincidenti… a mio avviso, cioè, il testo della canzone va visto, ancora una volta, nella dinamica di essoterismo ed esoterismo, di messaggio e di significato di primo e secondo livello. A questo secondo livello (ovvero al di là della rappresentazione di un dialogo tra amanti) la canzone presenta un dialogo tra l’uomo peccatore e Dio – un dio, un essere superiore, la parte superiore del nostro dialogo interiore – tra l’uomo consapevole della propria ontologica vocazione al peccato e, però, consapevole anche dell’infinita misericordia di Dio.>>>
Siamo certi, o perlomeno fiduciosamente convinti, che nel testo scritto dai due siciliani ci fossero anche questi concetti, queste idee ? O sono testi sufficientemente aperti da permettere di vederci dentro (quasi) tutto quello che si vuole ?
Tra le convinzioni degli autori ce ne sono alcune che vengono ribadite moltissime volte e che però, ugualmente, non mi convincono. Che Battiato ami (anche) Leopardi è sicuramente cosa vera, che lo si trovi nascosto per ogni dove nelle sue canzoni io, personalmente, non lo credo. Anche perché agli autori sembra sfuggire la differenza tra una citazione (che può essere anche poco più che una cosa giocosa, una semplice strizzatina d’occhio) ed un riferimento vero e proprio.
Ad esempio: in “Aspettando l’estate” (canzone non trattata nel libro) Battiato a un certo punto canta “Aspettando l’estate, all’ombra dell’ultimo sole“, che è una chiara citazione di Fabrizio De Andrè. Certo, questo indica stima per De Andrè, ma nulla di più. Analogamente l’aver citato in alcune occasioni Leopardi non è detto che abbia chissà quali significati, tantomeno riconoscere Leopardi in versi che potrebbero non aver nulla a che fare con lui.
Quando gli autori scrivono (è sempre un esempio fra i tanti possibili, di Leopardi si parla tantissimo in questo libro) che in “Vite parallele” la frase “Aggiungo stella a stella” “rinvia o potrebbe rinviare anche a “noverar le stelle una a una” (dal “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia“) cosa stanno facendo ?
Stanno cogliendo qualcosa che davvero esiste nella canzone (e che ha un suo significato) o si stanno semplicemente sforzando di trovare un riferimento che in realtà non esiste (e se anche esiste non ha poi una grande importanza ?). Quanto c’è di gratuito e inventato in questa, ed altre, relazioni ?
Analogamente lavorano con vicinanze eventuali con il “Libro dei Salmi” o con Dante, in relazione al quale riporto parola per parola quanto scritto (nell’analisi di “Fortezza Bastiani“):
<<<Più celato un altro riferimento che ci conferma il valore iniziatico della “Fortezza Bastiani”. A nostro avviso il verso “Mi ritrovai seduto su una panchina” viene molto probabilmente dal secondo verso della “Commedia” dantesca: “Nel mezzo del cammin di nostra vita / Mi ritrovai per una selva oscura / che la diritta via era smarrita”. Anche qui dunque un percorso iniziatico verso la salvezza, la liberazione dalle “ossessione dell’Io” e del potere: al sonno e al peccato di Dante segue “il risveglio” della coscienza, dopo “la selva oscura” c’è così il sole del pomeriggio; dopo la pioggia, una promessa, in terra, di quella che sarà, dopo la vita, la nostra autentica gioia>>> (nell’originale i “Mi ritrovai” sono scritti in neretto)
Lascio a voi il giudizio su quanto sia pura speculazione e quanto ci possa essere di reale nella scelta di Battiato e Sgalambro di utilizzare l’espressione “Mi ritrovai” e pure vi lascio il giudizio sulla qualità e sostanza delle consequenziali interpretazioni fatte dagli autori, ma direi che questo esempio ben renda l’idea del tipo di ragionamenti che si trovano all’interno di questo lavoro.
Il libro inoltre sembra sia stato concepito per schede distinte poi assemblate insieme, ma, forse, nessuno dei correttori ha notato che al suo interno ci sono molteplici ripetizioni (frasi dette da Battiato, concetti espressi dagli autori) che ne rendono fastidiosa la lettura. Se, ad esempio, vogliamo sottolineare che Battiato crede nella reincarnazione, non credo sia necessario ribadirlo ogni volta che una canzone tocca quel tema, e ribadirlo citando ogni volta la stessa frase o lo stesso concetto. Forse sarebbe stato proficuo un lavoro di sforbiciatura qui e là (o magari non scegliere tutte le canzoni che si occupano di un certo tema, il canzoniere di Battiato è sufficientemente ampio da dare molte e diverse opportunità).
– misteri
All’interno del libro poi ci sono delle scelte misteriose.
Perché mai dedicare un capitolo a “Il carmelo di Echt“, canzone scritta da Juri Camisasca e che Battiato ha solo arrangiato e interpretato, per poi al suo interno parlare di Alice ?
Perché dedicare un capitolo a “Le nostre anime” per poi, al suo interno, parlare esclusivamente di Manlio Sgalambro (a cui, secondo gli autori, la canzone sarebbe dedicata) ?
Che modo sarebbe quello di commentare una canzone partendo per la tangente e parlando d’altro ?
Quando poi arrivano a citare una frase (l’iniziale “Il cielo è primordialmente puro ed immutabile, mentre le nubi sono temporanee“) da “Io chi sono ?” (canzone non trattata nel libro, ma semplicemente richiamata en passant), dopo tanti riferimenti supposti e improbabili, gli sfugge il fatto che questo frammento di testo Battiato l’ha ripreso pari pari da “Dipinti di arcobaleno” (capitolo 15, “Purezza“), libro scritto da Tulku Urgyen (evidentemente meno interessante di Leopardi agli occhi degli autori).
– conclusioni
Per quello che mi riguarda questo è un libro inutile.
Per quella che è la mia sensibilità, per quelli che sono i miei interessi, le mie conoscenze e il mio modo di vedere le cose, qui c’è troppo poco Battiato e sono invece un po’ troppo presenti i due autori. Inoltre è mia precisa convinzione (non solo relativa a Battiato) che i testi non vadano spiegati e che, a prescindere dalle volontà degli autori, che noi non conosciamo, essi non contengano significati dati una volta per tutte.
Con i testi tutti noi viviamo un personalissimo corpo a corpo dal risultato del quale emergono interpretazioni, illuminazioni, impressioni, suggestioni rigorosamente soggettive.
Tutte legittime e tutte sacrileghe
Questo naturalmente non toglie che altri possano invece trovare affascinanti le tesi qui proposte e il modus operandi portato avanti da Jachia e Pareyson.
Probabilmente è una questione di linguaggi diversi.