Un’ora (e mezza) di musica minimalista e post-minimalista italiana

Altra playlist arrangiata alla meno peggio con quello che passa il convento. 🙂

Ci ricolleghiamo al post precedente per dedicare i nostri ascolti a quelle composizioni di autori italiani fortemente influenzate dal minimalismo storico, un genere che ebbe discreta fortuna dalle nostre parti e che ha influenzato diversi artisti.

In questa sequenza troviamo alcuni gioielli che con orgoglio possiamo rivendicare come tra le più importanti composizioni realizzate in Europa in relazione a questi generi (Cacciapaglia, Battiato…),
alcune sono presenti in forma esageratamente mutilata (l’eccellente “Modi” di Piero Milesi, presente in una pillola di un solo minuto),
altre purtroppo mancano completamente (il “Motore immobile” di Giusto Pio, incredibilmente assente da Spotify nonostante le ripetute edizioni in CD, “Tunedless” di Roberto Donnini, “Elicoide” di Franco Nanni, del quale abbiamo appena parlato, gli “Olympic signals” di Giovanni Venosta“, gli ottimi lavori di Pierluigi Castellano, sui quali torneremo tra qualche tempo, quelli della accoppiata Tiziano Popoli/Marco Dalpane, e altro ancora).

Fortunatamente altre composizioni sono presenti, il tutto a disegnare un approccio italiano a un genere musicale sviluppatosi oltreoceano eppure capace di fiorire inaspettatamente anche in un paese come l’Italia, apparentemente condannata al bel canto e alla melodia über alles.

Speriamo di poter prossimamente integrare questa antologia con alcune delle composizioni che avremmo desiderato inserirci dentro, nel frattempo chiudete gli occhi e perdetevi in questo splendido mare.

p.s. Considerate l’ultima traccia come una sorta di bonus track, perché, pur non essendo un brano di stretta osservanza minimalista, segna la fruttuosa collaborazione tra Terry Riley, uno dei quattro mostri sacri del minimalismo, e il compianto Stefano Scodanibbio, musicista che ci piace ricordare in questa occasione.

Un’ora (e venti minuti) di (sottovalutate) ricerche italiane (1986-1998)

A partire dalla seconda metà degli anni ’80, fino alla fine dei ’90, vennero pubblicati diversi dischi di artisti italiani caratterizzati da importanti affinità. Non credo si possa parlare di una vera e propria scena, ma certamente ascoltando questi lavori, prodotti nell’arco di un pugno di anni, si nota come abbiano in comune i medesimi riferimenti musicali (la musica classica e contemporanea, il minimalismo e post-minimalismo, l’elettronica cosmica tedesca, la musica ambient…) e li abbiano miscelati in maniera molto efficace, partorendo lavori che risentono di tutti questi riferimenti ma che rappresentano chiaramente l’aria che si respirava in quel periodo, non disdegnando, a volte, l’utilizzo di strumenti acustici, anche se, in linea di principio, il grosso di questi lavori ha una matrice elettronica (computer, tastiere, nastri e campionatori sono gli strumenti dominanti).
Musiche deliziosamente borderline, non asservibili né all’universo delle musiche serio/contemporanee né a quello della musica pop (per quanto laterale e coraggiosa).

Gli unsung heroes di quei giorni furono musicisti quali Riccardo Sinigaglia, Piero Milesi, Pier Luigi Andreoni, Franco Nanni, Luigi Maramotti, Raffaele Serra, Francesco Paladino, Roberto Musci, Giovanni Venosta, Goffredo Haus, Paolo Modugno e altri che sicuramente dimentico, insieme ad alcune etichette illuminate quali la ADN, la Materiali Sonori, la Stile libero.

Questa playlist non solo non rappresenta il meglio di questa (non) scena, ma nemmeno riesce a mappagre le varie personalità che ne hanno fatto parte in maniera significativa. Semplicemente ci siamo arrangiati con quello che abbiamo trovato su Spotify (molto poco, ad essere onesti) nel tentativo di farvi fare comunque una vaga idea e, magari, incuriosirvi verso questi lavori, a mio parere, molto interessanti e tra le eccellenze musicali del nostro paese, qualcosa il cui valore forse è stato riconosciuto più all’estero che in Italia.

L’obiettivo a tendere è quello di portare questa playlist alle canoniche due ore, sperando che nel tempo alcuni importantissimi lavori degli autori citati compaiano su Spotify.
Per ora accontentatevi di questi, comunque ottimi, 80 minuti.

Un’ora di canzoni a 78 giri

Ribadendo che non sono un esperto di canzoni anni ’30 e ’40, eccovi una personalissima e discutibilissima playlist dedicata ai fasti della musica incisa sui fragili 78 giri.

Come al solito abbiamo dovuto fare i conti con la disponibilità del materiale su Spotify. Purtroppo, e con mia sorpresa, non ho trovato diverse canzoni che avrei voluto inserire di Rodolfo De Angelis e Natalino Otto (che, rispetto alle intenzioni, risultano così sottorappresentati), viceversa l’abbondanza del materiale relativo al Trio Lescano ha fatto sì che ci siano parecchie loro (belle) canzoni.

Sottolineo pure che, incredibilmente, non sempre i nomi dei cantanti sono indicati in maniera corretta.
Ne paga le conseguenze l’ottima Maria Jottini.

Tutte le canzoni che sentite sono state pubblicate in un periodo che va dal 1933 al 1948, e sono solo la punta di un iceberg di eccellente livello e che vale la pena approfondire.

Buon ascolto.

Un’ora con le canzoni di Francesco De Gregori

Chiudiamo questa serie di post dedicati al principe dei cantautori con questa playlist.

L’idea questa volta è semplicemente quella di raccogliere brani di De Gregori ai quali sono affezionato, canzoni che mi ricordano determinati momenti o sono state importanti in determinati momenti. Nessuna ambizione, quindi, a riuscire a distillare il meglio della sua produzione.

Come di consueto ho dovuto fare i conti con l’offerta di Spotify, pertanto una decina di brani sono nella versione che volevo, altri sono dal vivo ma li preferivo in studio, altri ancora sono in studio ma li preferivo dal vivo (e sia chiaro che alcune canzoni sono dal vivo perché preferivo PROPRIO queste versioni rispetto alle originali).
Purtroppo c’è stato un brano che avrei voluto inserire, ma non è disponibile in nessuna forma: si tratta di “Bellamore” e la sua assenza rende questa raccolta monca.

Ovviamente questa selezione è dedicata ad Inno.

Buon ascolto

Un’ora con le canzoni di Juri Camisasca

Piccolo compendio al post precedente.
L’idea di questa playlist è quella di introdurre i lavori di Juri Camisasca a chi non lo dovesse conoscere (mi sono limitato all’universo delle sue canzoni, escludendo lavori più arditi).
Ho pertanto ripercorso la sua carriera in ordine grosso modo cronologico selezionando, a mio parere, i brani più significativi.

Alcune puntualizzazioni:

  1. la selezione è stata fatta a partire da quanto disponibile su Spotify (manca, ad esempio, l’intero album “Il carmelo di Echt“)
  2. de “La musica muore” ho privilegiato la versione fatta da Battiato, con lo stesso Camisasca a duettare, perché rarissimo caso di cover estremamente più riuscita dell’originale
  3. in molti casi a cantare sono altri artisti, questo perché, oltre ai suoi ottimi dischi, Camisasca spesso ha scritto per altri interpreti (tra questi anche Milva, assente per le ragioni di cui al primo punto)
  4. per il titolo, che non so se vi appare, sono debitore nei confronti di Christian Zingales
  5. le orecchie più delicate non si facciano intimorire dal primo (bellissimo!) brano, abbiano fede e proseguano l’ascolto

Buon ascolto

2 ore di musica ambient di Brian Eno

Nella ricca produzione di Brian Eno i brani di musica ambient sono parecchi, questa è una mia personalissima selezione per coloro che dovessero essere digiuni riguardo questo straordinario artista e questo specifico aspetto della sua verve compositiva.

 

p.s. Iniziamo con questo post a pubblicare delle playlist gratuitamente ascoltabili tramite Spotify (chi volesse saperne di più può cliccare qua). L’obiettivo non è indicarvi “il meglio di“, ma semplicemente mostrarvi un percorso attraverso un artista o un genere musicale filtrato dalla mia esperienza, dalla mia sensibilità e dai miei ricordi. Saranno quindi delle scalette che mostreranno ciò che io ritengo più significativo o ciò che io ho più amato (magari del tutto istintivamente, non è detto che a guidare la selezione siano scelte razionali). L’idea è di fare scalette di un’ora circa per materiali musicali pop, o generalmente legati alla forma canzone, mentre per musiche più sperimentali e dilatate l’ordine di grandezza sarà di un paio d’ore (come in questo caso).