DRAHOMIRA SONG ORCHESTRA “Strange baltic laboratoire”, Institut Drahomira, 1998

E’ un’esperienza sempre straordinariamente piacevole imbattersi per puro caso in artisti sconosciuti che si rivelano essere molto di più di quello che (non) si immaginava.Mi è successo con questo duo (?) francese (?) che si fa chiamare Drahomira Song Orchestra (e che si nasconde dietro le insegne di un fantomatico Institut Drahomira che si occuperebbe di stabilire un legame tra quell’Europa che una volta era oltre cortina e le nazioni cosiddette occidentali) e nel quale sono inciampato solo per il curioso nome di un loro lavoro e dei quali non sapevo assolutamente nulla (e in realtà anche adesso non è che sappia granché di loro).Spinto da una curiosità che normalmente non ho sono andato nella sezione del loro sito nella quale è possibile ascoltare degli assaggi dei loro molti lavori e ne sono rimasto piacevolmente colpito. In particolare vi voglio segnalare questo CD che raccoglie 16 brani probabilmente pubblicati in precedenza in una delle loro tante audiocassette ufficiali (dovrebbe anche far parte di una cofana di CD-r autoprodotta in poche copie contenente le edizioni digitali di una ampia selezione delle cassette fatte dal duo in precedenza).
Sono tutti piccoli bozzetti surrealisti che uniscono materiali sonori di provenienza sconosciuta, ma ipotizzabile (registrazioni di musica classica, dialoghi cinematografico-televisivi, frammenti di dubbia origine, rumori assortiti), in maniera assolutamente naturale e straordinariamente evocativa e fascinosa.Non sono un gruppo particolarmente innovativo. L’idea di mettere in loop frammenti sonori provenienti da svariate fonti, sovrapporre tra loro questi loop, aggiungerci qualche materiale originale (una base ritmica, qualche strumento suonato ad hoc…) e ottenere così qualcosa di curiosamente piacevole e stimolante non è affatto originale, ma in musica conta anche moltissimo la sensibilità con la quale le cose si fanno e la capacità strettamente compositiva di saper ben scegliere i materiali che si vogliono usare. E in questo disco i nostri sono maestri di ciò e sfiorano la perfezione.
Va anche detto che in un altro dei (pochi) loro lavori che sono riuscito ad ascoltare il miracolo non si ripete: in “The return of 120 magicians” la formula vira verso l’uso di materiali molto rumorosi e/o molto distorti e così perde gran parte della magia di questo strano laboratorio baltico.

Tutti i brani si muovono su coordinate simili, ma alcuni raggiungono vette di vera e propria eccellenza nell’assemblare i materiali di base: è il caso dell’iniziale “Gymnastik nocturne” (accordi di piano, voce proveniente forse da qualche rara registrazione di musica etnica ad accennare una melodia arcana su di una ritmica ossessiva, ai quali poi si aggiunge una voce femminile annoiata ed un frammento di violoncello campionato), “Came out of the earth” (accordi di orchestra leggermente distorti, tipo Battiato in “Meccanica“, sul quale recita una voce alla William Burroughs, emergono lentamente tutta una serie di disturbi che pian piano prendono il sopravvento per poi improvvisamente sparire mentre su tutto domina una grassa battuta ritmica), “Liechtenstein” (loop basato su di un breve cluster di pianoforte su sottofondo di sfrigolìo vinilico sul quale si inseriscono delle voci umane come in uno strano rituale collettivo e, in un secondo tempo, una voce femminile recitante in francese in un lento crescendo di confusione e caos), “Chainsodrome” (stranissimo, ma intrigante, ritmo costruito sui rumori di motori a scoppio al quale si aggiungono delle armonie ampie e una voce cavernosa in reverse), la conclusiva, e bellissima, “Balneodramatica” (ancora un loop fondato su brevi frammenti di piano, archi e, forse arpa, sul quale si sedimentano dei rumori di misteriosi fruscìi, una voce radiofonica in lontananza e una struggente voce di donna che ripete all’infinito la parola “allô!” alla ricerca, chissà, di qualche sopravvissuto).

Particolarmente disturbanti (e quindi efficaci) “Commodore vermillon” e “Hikari“, brani che entrambi utilizzano intensissime urla di donna, recuperate forse da qualche horror di serie B, mettendole in loop molto stretti e unendole a toni marziali e angoscianti (il primo) o a noise low-fi sovrapposto a lenti suoni orchestrali ricchi di wow & flutter (il secondo).

Inutile che cerchiate questo lavoro nei negozi, vi conviene scovarlo in qualcuno di quei (fortunatamente) tanti blog dai quali si possono scaricare musiche di nicchia o iper-nicchia pressochè introvabili (vi ricordate ? ne parlammo qui)
oppure divertitevi ad esplorare il loro bel sito (anche se fermo a parecchi mesi fa…)
http://www.institutdrahomira.com/

o il loro myspace
http://www.myspace.com/drahomirasongorchestra

Semplicemente deliziosi.

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